Ricette napoletane a Pompei: mangiar bene in viaggio

Viaggiare e mangiare
Un viaggio non è un viaggio se non si assaggiano le ricette e le pietanze del posto. Per chi visita Pompei e l’area vesuviana (mi raccomando, niente toccata e fuga, non solo gli scavi, ma tutta l’area merita un’attenta visita). Le ricette di cucina napoletana (in realtà, tipiche dell’area vesuviana) sono notevoli e meritano davvero di essere assaggiate. Nella cucina dell’Hotel del Sole a Pompei è possibile avere una bella rappresentazione di queste ricette, e di poter assaggiare, a due passi dai meravigliosi scavi, il meglio della cucina locale.
I napoletani erano definiti mangia foglie nel medioevo, perché amavano le verdure, a differenza di tutti gli altri abitanti della penisola, che preferivano la carne, e così è anche oggi: per capire la cucina del territorio, bisogna andare sulle verdure, che crescono saporite e abbandonanti sulla terra fertile arricchita dalle eruzioni del Vesuvio. Peperoni e melanzane sono la base di tante ricette che accompagno il pasto sia come contorni, che come piatto unico, pensiamo alla mitica parmigiana, che con Parma e la città del prosciutto niente ha a che fare, ma che è un piatto estivo di grandissima qualità. Melanzane fritte, poi messe in forno a strati con abbondante formaggio, mozzarella, salsa di pomodoro, e foglie di basilico. Una ricchezza di sapori degna della tavola di un re.
O i peperoni fatti al gratin, e cioè arrostiti e poi passati in forno con olive, capperi, acciughe, aglio e succo di limone – oltre che olio abbondante – e gratinati con pan grattato. Ma anche ripieni – abbuttunati, come si dice in dialetto – con mollica di pane, olive e capperi, e poi tirati all’aceto.
Il pomodoro e il ragù
Ma il re della tavola vesuviana è il pomodoro, che qui cresce ricco e in mille diverse specie. Ci sono i pomodori invernali per la salsa, i pomodorini al piennolo, che vengono conservati in casa appesi e intrecciati. Oppure i famosi Sammarzano, per la salsa e le conserve, o i pomodorini gialli, che conservano il colore originario di quando sbracarono dall’America e che diede loro il nome (pomi d’oro).
Ma anche la pasta è specialità dle posto famosa in tutto il mondo. Per condirla non ‘è niente di meglio del ragù, la mitica salsa con cui condire la pasta la domenica, salsa che è stata esaltata da poeti e scrittori napoletani, a partire dal grande Eduardo che l’ha celebrata in Sabato, Domenica, Lunedì, quando ha spiegato che il segreto è la lenta bollitura: il pomodoro non deve bollire “adda pippià” cioè deve sobbollire lentissimamente.
Pizza e vino
Ovviamente parlando di cucina napoletana non si può tacere della pizza, l’alimento più diffuso al mondo, ma chi ha trovato non solo la nascita, ma anche la consacrazione.
Per pasteggiare l’offerta di vini è all’altezza: un Lacryma Christi, il vino più tipico dell’area vesuviana, è adattissimo, quel vino che può avere varianti rosse, rosate o bianche, ma che tutte ricordano gli antichi vini che fecero la ricchezza degli antichi abitanti di Pompei.