Dal parmigiano al tortellino, evviva la tradizione culinaria emiliana

L’Emilia dà origine ai prodotti alimentari e gastronomici più famosi e diffusi nel mondo. Si pensi innanzitutto al parmigiano, vero re dei formaggi italiani, imitato in tutto il mondo (col nome di parmesan vengono venduti prodotti inqualificabili) eppure senza eguali. Oppure al prosciutto di Parma, dolce e nobile, tra i migliori del mondo. I prodotti tipici poi prevedono mille altri salumi – a partire da quello famosissimo di Felino – o l’aceto balsamico di Modena, che oramai viene venduto nei supermercati, ma non nella versione tradizionale e costosissima: poche gocce su un pezzo di parmigiano ne esaltano il sapore.
Ma anche i primi piatti della tradizione emiliana (quelli che vengono chiamati “minestra” sulle rive del Po, senza aver nulla a che fare con le minestre brodose) sono famosi ovunque, dalla sontuosa lasagna, alle paste ripiene, che cambian nome e farcia in ogni comune lungo la via Emilia – tortellino, cappelletto – ma che sono amati da buongustai e da avventori comuni. Si dice che il tortellino fu inventato da un cuoco che ebbe la fortuna di vedere nuda Venere, e al suo ombelico si ispirò per questo prodotto eccezionale. In brodo o al ragù – bolognese, ovviamente – col butto fuso o con la panna e besciamella, è un piatto da re.
Per i secondi, se c’è ancora appetito, in Emilia va forte il carrello dei bolliti, un misto di lingua, manzo, tacchino, cotechino e zampone da mangiare magari con una salsa verde. Ogni città, lo dicevamo prima ha le sue varianti, per quel che riguarda i salumi cotti, ad esempio, a Ferrara si mangia la salama da sugo, vero capolavoro di carni di maiale lessate in una lunga seduta.
Per il vino in Emilia si afferma il lambrusco, popolare, frizzante, vivace, non è un grandissimo vino, ma è difficile che non piaccia. Gli americani lo chiamano italian coca cola, e crediamo che, detto da loro, sia un complimento.